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Endometriosi: patologia cronica e invalidante, spesso dolorosa



L’endometriosi è una malattia originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, chiamato endometrio, in altri organi ( ad esempio, ovaie, tube, peritoneo, vagina e talvolta anche intestino e vescica ).
E’una malattia ormono-dipendente e, sotto gli effetti del ciclo mestruale, ogni mese il tessuto impiantato in sede anomala va incontro a sanguinamento interno, dando origine a cisti, infiammazioni croniche degli organi nei quali si impiantano questi focolai, cicatrici, aderenze e, in alcuni casi, infertilità.

L’endometriosi è spesso dolorosa ( 60% dei casi circa ) fino a essere invalidante con sintomi molto caratteristici: dolore pelvico cronico, soprattutto durante il ciclo mestruale ( o in concomitanza ), dolore ovarico intermestruale, dolore all’evacuazione, dolore lombare.
Altri sintomi sono: dolore durante e dopo l’atto sessuale ( 64% ), infertilità ( 30-35% ), aborti spontanei, sciatalgie, affaticamento cronico, dolori intestinali, vescicali, polmonari, muscolari, periodi di stitichezza alternati a diarrea.

L’endometriosi è riscontrabile anche in sede intestinale e vescicale, sui legamenti utero sacrali, nel setto retto-vaginale, nelle tube.

In alcuni casi l’endometriosi può risultare asintomatica.

Le teorie circa la causa dell'endometriosi sono diverse, senza necessità che si escludano a vicenda. Una prima ipotesi è quella metastatica, ovvero la diffusione di isole endometriali ( sotto forma di microscopici frustuli di endometrio ) per via linfatica o ematica. Tale ipotesi ha il vantaggio di spiegare le pur rare localizzazioni a distanza.
Strettamente connessa a tale teoria è l'ipotesi della mestruazione retrograda: secondo questa teoria, durante la mestruazione, piccole parti di tessuto endometriale si muoverebbero in senso inverso nelle tube per poi impiantarsi nell'addome o comunque al di fuori della cavità uterina. La mestruazione retrograda sarebbe moderatamente presente in tutte le donne, ma soltanto in alcune di esse, per difetti immunitari, ormonali o per cause legate all'ambiente, il tessuto endometriale riuscirebbe a crescere e a radicarsi. Fra queste ultime, potrebbero esserci sostanze interferenti endocrine quali i PCB e il bisfenolo A, oppure lo stress e l’eccessivo affaticamento fisico.
Nel 2008 è stata proposta una teoria basata sull’enzima telomerasi. L’aberrante espressione endometriale della telomerasi media le alterazioni che favoriscono la proliferazione, contribuendo alla patogenesi della endometriosi.

Sono numerose le segnalazioni che nelle figlie, nelle sorelle, nelle nipoti di donne affette da endometriosi la malattia si sviluppa con maggiore frequenza e talora anche in forma abbastanza estesa. E’ stato ipotizzato che queste donne abbiano un deficit della immunità cellulare e non sarebbero in grado di operare il rigetto di cellule endometriali quando queste tendono a impiantarsi in un’area anatomica non-abituale.
L’incidenza dell’ereditarietà nei casi di endometriosi sarebbe del 7-8%.

La terapia dell’endometriosi varia a seconda dei casi, dell’età della donna, del grado di dolore, del desiderio di maternità e dalla gravità delle lesioni.

Nella endometriosi con scarsi o nessun sintomo la terapia farmacologica è elettiva. La terapia farmalogica più validata è una terapia progestinica a basso dosaggio e continua, che determina il blocco delle mestruazione, creando una situazione di amenorrea. Con questa terapia, si mantengono bassi i livelli di estrogeni, essendo la malattia estrogeno-dipendente.

In alcuni casi, può essere indotta una menopausa artificiale tramite gli analoghi del GnRH ( ormone di rilascio delle gonadotropine ). Questa terapia può essere associata a effetti indesiderati tipici della menopausa ( vampate di calore, aumento di peso, sudorazione notturna, irritabilità, perdita di calcio ).
Il trattamento consiste nella somministrazione di un analogo GnRH ogni 28 giorni; non è consigliabile un trattamento prolungato.

In caso di fallimento della terapia farmacologica può essere preso in considerazione l’intervento chirurgico.
L’approccio chirurgico diventa obbligatorio nel caso di endometriosi infiltrante, una forma di endometriosi che penetra nella profondità degli organi della pelvi come la vescica, l’intestino, gli ureteri, i reni e le strutture nervose, dove si formano dei noduli, soprattutto quando gli organi e la loro funzionalità sono a rischio.

L’intervento deve essere praticato in laparoscopia, e va fatto nei Centri di riferimento. Nei casi di endometriosi infiltrante l’intervento deve essere radicale, per il possibile presentarsi di recidive.

La laparoscopia è una tecnica chirurgica mininvasiva: attraverso l’ombelico si introduce una telecamera e con delle piccole incisioni si esegue l’intervento.
Il recupero post-operatorio è più rapido rispetto a un intervento tradizionale; inoltre, la paziente perde meno sangue e la degenza è più breve.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale e va eseguito da un chirurgo pelvico in grado di intervenire su tutti gli organi.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato come l’assunzione o meno di determinati alimenti possa concorrere a ridurre fino al 40% il rischio di endometriosi in donne che consumano più frutta e verdura.
Nelle donne che invece consumano grandi quantità di carne rossa ( manzo, prosciutto ), si osserva un aumento del rischio relativo pari all’80-100%. ( Xagena Medicina )

Fonte: APE Associazione Progetto Endometriosi, Associazione Arianne, Fondazione Italiana Endometriosi, 2017

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Approfondimenti: Ginecologia.net http://www.ginecologia.net/


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