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Terapia del dolore breakthrough nei pazienti affetti da tumore



Ha una durata compresa tra mezz’ora e 60 minuti. In una scala da 0 a 10 può raggiungere picchi di 8-9. È il dolore episodico intenso ( BTP, BreakThrough Cancer Pain ), che interessa ogni anno in Italia 150mila nuovi pazienti oncologici, con un impatto significativo sulla qualità di vita nell’85% dei casi.

Il dolore breakthrough è una forma di dolore nel dolore, perché queste persone convivono anche con il cosiddetto dolore di fondo, trattato con farmaci a base di oppioidi.

In Italia è stato effettuato il primo studio al mondo che ha indagato nel dettaglio il disturbo, per definire le strategie migliori per affrontarlo.
Si chiama IOPS-MS, ha coinvolto 4.016 pazienti di 32 Centri.

Il dolore episodico intenso è ancora sottovalutato e trattato in modo non-corretto.
I pazienti oncologici curati per il dolore di fondo con Morfina ( almeno 60 mg al giorno ) possono presentare crisi molto intense nell'arco della giornata.

Lo studio ha voluto caratterizzare il dolore episodico intenso dei pazienti in trattamento con Morfina, per fornire indicazioni precise non solo sulla diagnostica differenziale ma anche sulla terapia.

La terapia più efficace è rappresentata dagli oppioidi a rapido inizio d’azione ( ROO, rapid onset opioid ), che vantano una comparsa dell’effetto in meno di 15 minuti e una durata inferiore a 2 ore, caratteristiche che corrispondono a quelle considerate ideali per il trattamento del breakthrough cancer pain.

Nel 2018 in Italia sono stati stimati 373mila nuovi casi di tumore, più del 50% presenta dolore cronico di fondo: circa l’85% di questi ultimi convive anche con la forma episodica intensa.

La strategia farmacologica per il trattamento del dolore breakthrough prevede l’ottimizzazione della terapia antalgica ad orario fisso per il dolore di base e l’utilizzo di dosi supplementari di farmaci, in genere oppioidi, al regime analgesico di base.
Idealmente queste ultime dovrebbero rispecchiare l’andamento temporale del dolore breakthrough, cioè avere un effetto rapido, una breve durata di azione, effetti collaterali limitati e facilità di assunzione, soprattutto nell’ambiente domiciliare.
Ciononostante, la Morfina a pronto rilascio viene spesso utilizzata per gestire gli episodi di dolore intenso, benché la sua efficacia compaia solo dopo 30-40 minuti, quando il sintomo sta scomparendo o è già scomparso.

Oppure, al posto degli oppioidi a rapido inizio d’azione, viene aumentata la dose di Morfina di base.
In questo modo i pazienti vengono lasciati per troppo tempo in una situazione di sovradosaggio, con conseguente incremento della possibilità di effetti collaterali e peggioramento della qualità di vita.
Gli oppioidi a rapido inizio d’azione invece consentono di mantenere il dosaggio di Morfina di base al livello più basso, coprendo il bisogno del malato solo quando è necessario per ogni singolo episodio di dolore intenso.

Nello studio IOPS-MS, pubblicato su Cancers, l’età media dei pazienti arruolati era di circa 65 anni, colpiti da diversi tipi di neoplasia e in differenti condizioni assistenziali, cioè curati nei reparti di oncologia, in hospice, in day hospital o al domicilio.
La frequenza media quotidiana del dolore breakthrough era pari a 2.4 episodi al giorno ( il 64.4% ne presentava 1-2, il 29.4% fra 3 e 4, il 6.2% arrivava fino a 5 ).
L’intensità media del dolore era pari a 7.5, per la maggioranza dei pazienti ( 73.9% ) di 7.
Nel 69.5% dei casi il sintomo non era riconducibile a una causa particolare ( dolore breakthrough non-prevedibile ), quindi spontaneo e scollegato da atti volontari ( ad esempio per tentativi di alimentazione, minzione, tosse o per movimenti in presenza di metastasi ossee ).
Il tempo necessario per raggiungere il picco più alto di dolore era inferiore o uguale a 10 minuti nel 68.9% dei pazienti e superiore a 10 minuti nel 31.1%.
La durata media degli episodi ( non-trattati ) era di 43.3 minuti.
Per l’85% dei pazienti il dolore breakthrough ha causato limitazioni alle attività quotidiane ( moltissimo per il 28.1%, molto per il 56%, poco per il 13.5%, per nulla per l’1.7% ).

Le lineeguida nazionali ed internazionali raccomandano per il trattamento del dolore breakthrough l’utilizzo di Morfina orale a pronto rilascio per trattare gli episodi prevedibili.
Gli oppioidi nelle formulazioni intravenose ( Morfina ) o sottocutanee e quelle buccali sublinguali ed intranasali di Fentanil ( cioè i ROO ) hanno una maggiore rapidità di insorgenza rispetto alla morfina orale. ( Xagena Medicina )

Fonte: Policlinico Umberto I di Roma, 2018

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Per aggiornamenti su Dolore breakthrough in oncologia: Dolore.net https://www.dolore.net/




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