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Glioblastoma: alcuni pazienti potrebbero trarre beneficio dall'immunoterapia oncologica



Nel corso del Congresso dell'ESMO ( European Society of Medical Oncology ) durante la sessione dei tumori cerebrali è stato presentato uno studio prospettico frutto della collaborazione dello IOV ( Istituto Oncologico Veneto ) di Padova con l'Humanitas di Milano.
E' uno studio indipendente che ha valutato i fattori molecolari e clinici che possono predirre l'efficacia dell'immunoterapia nei pazienti con glioblastoma o glioma.

Lo studio, coordinato da Giuseppe Lombardi dello IOV, è stato condotto nel periodo 2017-2018 e ha coinvolto 167 pazienti con neoplasie cerebrali; di questa popolazione di pazienti il 78% era affetto da glioblastoma, il 14% da astrocitoma anaplastico, il 5% da glioma di basso grado, il 2% da oligodendroglioma.

Finora l'immunoterapia non aveva dimostrato di essere efficace nei pazienti con glioblastoma.
Nello studio i ricercatori sono riusciti a identificare un sottogruppo di pazienti che potrebbero beneficiare degli immunoterapici.
E' in progettazione uno studio prospettico in questi pazienti.

I glioblastomi sono tumori maligni astrocitari. Sono le neoplasie cerebrali degli adulti più comuni, con una incidenza annuale di circa 1/33.330.
Possono insorgere a tutte le età, ma nel 70% dei casi i pazienti sono diagnosticati a un'età compresa tra 45 e 70 anni.
I glioblastomi si localizzano di solito negli emisferi cerebrali, ma possono avere sede in tutto il sistema nervoso centrale.
Il tumore ha spesso un decorso rapidamente progressivo ( intorno ai 2-3 mesi ), tranne quando il glioblastoma si sviluppa a partire da un astrocitoma preesistente di basso grado ( glioblastoma secondario ).
I segni neurologici sono aspecifici in quanto sono secondari all'ipertensione endocranica e comprendono la cefalea e il vomito, spesso in associazione ai cambiamenti del comportamento o a deficit neurologici focali.
La causa della malattia non è nota, ad eccezione di quando insorge dopo una irradiazione terapeutica al cervello eseguita per un'altra malattia.
Le mutazioni genetiche note consistono nell'amplificazione del gene EGFR (7p12), nelle mutazioni nel gene TP53 (17p13.1) e nella perdita del cromosoma 10 e variano in rapporto alla natura del tumore.
Le forme familiari sono molto rare ma il tumore può insorgere come parte di una sindrome genetica, come la sindrome di Turcot, la neurofibromatosi di tipo 1 o la sindrome di Li-Fraumeni.

Il trattamento di prima scelta è di solito chirurgico, sia per confermare la diagnosi attraverso una biopsia, sia per rimuovere il più estensivamente possibile la massa tumorale. Una resezione completa può essere eseguita solo di rado, dato che di solito le cellule tumorali si infiltrano nel cervello circostante.
Il trattamento viene integrato dalla radioterapia mirata a livello del letto tumorale, in combinazione con la chemioterapia ( Nitrosurea e Temozolamide ).
In termini di sopravvivenza, i benefici di un trattamento adiuvante dopo l'intervento chirurgico sono significativi, anche se rimangono modesti.
Nel caso di recidiva, possono essere eseguiti la chemioterapia di seconda scelta o un secondo intervento chirurgico. ( Xagena Medicina )

Fonte: ESMO & Orphanet, 2018

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