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Dispositivo per la modulazione della contrattilità cardiaca come terapia della forma grave di scompenso cardiaco in pazienti non-adatti al trapianto di cuore



Il dispositivo per la modulazione della contrattilità cardiaca ( Cardiac Contractility Modulation: CCM ) è in grado di migliorare la contrattilità cardiaca in presenza di scompenso cardiaco, mediante la stimolazione del miocardio con impulsi elettrici ad alto voltaggio.
Questa modalità di stimolazione non ha lo scopo di produrre il battito del cuore, come avviene per i pacemaker, ma determina una rimodulazione del metabolismo del calcio.

Nel cuore scompensato si osserva una riduzione dell'attività dei geni e delle proteine che promuovono il rilascio di calcio nella cellula dai depositi.
La concentrazione intracellulare di calcio si riduce e con essa la capacità della cellula di contrarsi e del cuore di pompare il sangue nel sistema circolatorio.
Con la stimolazione CCM si verifica una progressiva riattivazione di geni e proteine che regolano il rilascio del calcio nella cellula, aumentandone la disponibilità con un miglioramento della funzione del cuore.

La modulazione della contrattilità cardiaca non è un'alternativa al pacemaker: i pacemaker servono per stimolare il cuore quando l'impulso elettrico spontaneo del cuore a contrarsi è bloccato e quindi il cuore si ferma o rallenta criticamente.
Nello scompenso cardiaco il cuore batte spontaneamente, ma è ridotta la sua forza di contrazione e quindi perde la sua azione efficace di pompa.
La CCM con la sua stimolazione elettrica determina un aumento della forza di contrazione del muscolo cardiaco contrastando quindi l'insufficienza cardiaca.

Il dispositivo con una batteria viene posizionato in una tasca sottocutanea e due o tre elettrocateteri conducono l'impulso elettrico fino al ventricolo destro, dove avviene la stimolazione del cuore.
L'intervento di applicazione del dispositivo viene eseguito in anestesia locale e richiede mediamente una durata di 30-50 minuti.
Il giorno seguente il paziente è già in condizione di alzarsi e la degenza ospedaliera è breve, pochi giorni in tutto.
Progressivamente, grazie alla stimolazione, il cuore riprende a contrarsi con maggiore efficienza, con miglioramento della respirazione e riacquisto di forze.
Lo stimolatore viene ricaricato elettricamente ogni settimana dall'esterno mediante una placca posizionata sulla cute soprastante, attraverso un meccanismo di induzione elettrica.

Possono trarre beneficio da questo trattamento i pazienti che non rispondono alle terapie attualmente disponibili: farmacologica, terapia di resincronizzante cardiaca, e i pazienti che non possono essere inclusi nelle liste trapianto.

A Torino un uomo di 57 anni, affetto da una forma avanzata di scompenso cardiaco non-idoneo al trapianto di cuore nè ad impianto di dispositivi di assistenza meccanica al circolo, è stato sottoposto a impianto di dispositivo per la modulazione della contrattilità cardiaca.
Il paziente, già portatore di defibrillatore biventricolare, durante il ricovero è stato sottoposto, anche, a due procedure di ablazione per gravi aritmie che esitavano in arresto cardiaco.
La capacità di contrazione residua del cuore era ormai al limite della sopravvivenza.
A seguito dell'intervento di CCM il paziente ha iniziato a manifestare un progressivo e continuo miglioramento delle condizioni cliniche, fino alla dimissione dopo 15 giorni dall'intervento e diversi mesi precedenti di ricovero.
La classe funzionale ed i parametri di contrattilità cardiaca del paziente sono migliorati nettamente ed il paziente è in grado di camminare e di provvedere autonomamente alle proprie cure personali.

Lo scompenso cardiaco costituisce un problema di salute pubblica di enorme rilievo. A soffrire di scompenso cardiaco in Italia sono circa 600.000 persone e si stima che la sua frequenza raddoppi ad ogni decade di età.
In Piemonte i ricoveri per scompenso rappresentano il 2.2% del totale dei ricoveri, circa 12.000 all'anno.
Dopo i 65 anni l'incidenza di scompenso cardiaco raggiunge il 10% circa, e rappresenta la prima causa di ricovero in ospedale. ( Xagena Medicina )

Fonte: Ospedale Mauriziano di Torino, 2017

Xagena_Salute_2017


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