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Carcinomi cutanei: una nuova tecnica basata sulle radiazioni alfa in sperimentazione presso IRST di Meldola


I carcinomi cutanei, sia basocellulari che spinocellulari, presentano una incidenza più alta, 18-20 volte maggiore rispetto al melanoma, con variazioni geografiche considerevoli e con dati non sempre precisi dovuti all’esclusione dei tumori cutanei non-melanoma dai grandi Registri oncologici a causa dei bassi tassi di mortalità.

Si stima che attualmente in Australia ( abitanti con carnagione chiara e fenotipo 1 e 2 ), l’incidenza dei carcinomi basocellulari si aggiri attorno ai 1000 casi ogni 100.000 abitanti.
In Europa, nonostante l’incidenza sia minore grazie probabilmente a un fototipo cutaneo mediterraneo che funge da elemento protettivo, si registra comunque un numero considerevole di casi determinati dal progressivo invecchiamento della popolazione e dal ruolo cancerogenetico delle radiazioni ultraviolette dovuto a esposizioni professionali e ricreative come l’esposizione alle lampade artificiali abbronzanti.
Nonostante questo, i tumori cutanei sono spesso sottovalutati e non correttamente diagnosticati.

In campo oncologico si dispongono oggi di diverse armi terapeutiche.

Presso l'Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori ( IRST ) di Meldola ( Forlì-Cesena )si sta sperimentando una cura di alcuni tipi di tumori solidi con le radiazioni alfa.
L'IRST di Meldola è il primo centro al di fuori di Tel Aviv, in cui viene utilizzata una nuova tecnica sperimentale, nello specifico, per il trattamento del tumore della cute squamo-cellulare.
Alpha Tau Medical, società israeliana specializzata nello sviluppo di dispositivi medici, ha sviluppato una terapia per il trattamento dei tumori solidi denominata Alpha DaRT ( Diffusing Aplha-emitters Radiation Therapy ).

Il primo intervento in anestesia locale ha riguardato una paziente con carcinoma della cute alla quale sono stati impiantati alcuni dispositivi capaci di rilasciare dosi ben definite di radiazioni alfa, una forma di radiazione ad alto potere ionizzante ma poco penetrante.

Questa tecnica è da alcuni mesi utilizzata sull’uomo dimostrandosi, nei primi 8 trattamenti effettuati al Rabin Medical Center di Petah Tikva in Israele, in grado di assicurare risultati preliminari incoraggianti.
La radiazione alfa è una radiazione ionizzante in grado di provocare la morte delle cellule tumorali. È composta da particelle pesanti in grado di penetrare per soli pochi millimetri: questo ne fa un tipo di radiazione molto sicura, sia per il paziente che per lo staff medico.
La tecnica Alpha Dart, ideata nel 2003 da Itzhak Kelson e Yona Keisari della Tel Aviv University prevede l’utilizzo di queste particelle che sono rilasciate all’interno della massa tumorale utilizzando fili di acciaio inossidabile radioattivi, biocompatibili e sterili.

Salvatore Roberto Bellia, Radioterapia dell'IRST di Meldola, ha sottolienato che uno dei vantaggi di queste particelle, confrontate con la radioterapia convenzionale, è il fatto che non risentono del livello di ossigenazione dei tessuti, situazione indispensabile per ottenere risultati con le tecniche tradizionali.
Spesso, infatti, le lesioni tumorali diventano parzialmente radio-resistenti perché la massa tumorale non è ossigenata adeguatamente in tutto il suo volume. Aspetto che, invece, non incide sull’efficacia delle particelle alfa.
Le particelle alfa, una volta rilasciate, penetrano nei tessuti malati e distruggono le cellule tumorali limitrofe determinando la doppia rottura dell’elica del loro DNA e impedendone la riparazione. La dose che viene rilasciata si diffonde a pochi millimetri dal seme radioattivo inserito, permettendo la tutela dei tessuti sani circostanti ma, allo stesso tempo, arrecando un danno significativo al tumore.

Gli studi, fimnora eseguiti, hanno, dimostrato la sicurezza di queste radiazioni.
La maggior parte della dose viene rilasciata localmente mentre la quantità che penetra nel circolo sanguigno è talmente bassa da non essere ritenuta pericolosa per gli organi eventualmente raggiunti.

Durante tutta la durata del protocollo i pazienti sono costantemente monitorati attraverso gli esami del sangue e delle urine per verificare eventuale presenza di radioattività al di sopra dei livelli attesi.

Anche se tecnologicamente avanzata e praticabile solo in Centri specializzati, la metodica risulta semplice, poco invasiva.
Questo trattamento, a differenza della radioterapia tradizionale, prevede una sola seduta e può essere ripetuto anche sulla stessa sede malata.
Un altro dei vantaggi di questa tecnica è che gli effetti si vedono in tempi relativamente brevi, di solito gli impianti vengono rimossi dopo circa 2 settimane. ( Xagena Medicina )

Fonte: Adoi & IRST Meldola, 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti sui Tumori cutanei: OncologiaOnline.net https://www.oncologiaonline.net/



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