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Tumore alla mammella metastatico: gli inibitori di CDK4/6 allungano la sopravvivenza



In Italia il tumore alla mammella metastatico colpisce circa 30.000 pazienti. Il 5-10% dei 50.000 nuovi casi annui di tumore mammario è in fase metastatica al momento della diagnosi, e circa il 30% delle pazienti cui è stato diagnosticato un tumore alla mammella in fase precoce andrà incontro a progressione della malattia.

La grande maggioranza di donne con carcinoma mammario guarisce ( sopravvivenza media dopo 5 anni dalla diagnosi è di circa l’87% ).
Diversi sono gli esiti per le donne con tumore alla mammella metastatico.

Una ricerca condotta da Europa Donna nel 2015 ha evidenziato che oltre la metà delle pazienti con carcinoma mammario metastatico si sente abbandonata.

Ora, grazie all’avvento delle terapie a bersaglio molecolare, si registra un deciso passo in avanti verso la cronicizzazione della malattia. E a una maggiore sopravvivenza di queste pazienti corrisponde una maggiore attenzione alla loro qualità di vita.

Secondo Grazia Arpino, Oncologia Medica all’Università degli Studi Federico II di Napoli, il tumore mammario metastatico è una realtà sommersa per l’assenza di Registri di tumori specifici che permettano di calcolarne la reale incidenza.
Le donne colpite da carcinoma mammario metastatico rappresentano probabilmente circa il 20-30% delle donne che si ammalano di tumore alla mammella.
I dati disponibili indicano una aspettativa di vita per queste donne, che prima era attorno a un massimo di 2 anni, aumentata di almeno un anno.
Al contempo, la qualità di vita è nettamente migliorata nell’ultimo decennio grazie a trattamenti sempre meno tossici che consentono alle pazienti di svolgere al meglio le attività quotidiane e di lavorare.

Sul fronte terapeutico, sebbene non esista ancora una cura risolutiva per questo tumore, le nuove terapie mirate sono in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia, trasformando di fatto il tumore mammario metastatico da malattia sempre ad esito fatale a patologia potenzialmente cronicizzabile.
Il grande cambiamento è legato soprattutto alla possibilità di caratterizzare la patologia, ovvero definire in modo più specifico dal punto di vista biologico i vari tipi di tumore mammario.
La presenza o l’assenza di determinati recettori espressi dalle cellule tumorali, come estrogeni, progesterone ed HER2, è importante per determinare se il tumore risponderà a un particolare trattamento come la terapia ormonale o la terapia target.

Sono ora disponibili molecole che sono in grado di raddoppiare la sopravvivenza rispetto alle precedenti terapie, tra queste Palbociclib ( Ibrance ), capostipite di una nuova classe di farmaci a bersaglio molecolare, gli inibitori di CDK4/6.
Palbociclib aggiunto al trattamento anti-ormonale ne potenzia l’azione, raddoppiando i risultati in termini di sopravvivenza libera da progressione e prolungando in modo significativo il periodo di stabilità della malattia.

L’obiettivo della cronicizzazione è particolarmente importante anche alla luce del profilo delle pazienti con tumore alla mammella metastatico, persone ancora giovani e socialmente, professionalmente e sessualmente attive.
Secondo una indagine condotta da GFK-Eurisko per Europa Donna, in Italia, l’età media delle donne con tumore alla mammella metastatico è di 54 anni; circa il 30% ha meno di 45 anni, con una vita affettiva, relazionale e familiare molto intensa.
La maggioranza è sposata e la metà ha un figlio ancora minorenne; il 40% lavora. ( Xagena Medicina )

Fonte: Europa Donna, 2017

Xagena_Medicina_2017


Per approfondimenti sul Tumore alla mammella: OncoGinecologia.net https://www.oncoginecologia.net/



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