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Pazienti in emodialisi: Etelcalcetide nei pazienti con iperparatiroidismo secondario, una frequente complicanza della malattia renale cronica



Etelcalcetide ( Parsabiv ), il nuovo farmaco approvato per il trattamento dell’ iperparatiroidismo secondario ( sHPT ), è un calciomimetico di seconda generazione che si lega ed attiva il recettore sensibile al calcio ( CaSR ), espresso anche sulle cellule delle ghiandole paratiroidee.
È il primo calciomimetico a poter essere somministrato per via endovenosa, garantendo così un maggior controllo della terapia e migliorando l’aderenza del paziente.

L’iperparatiroidismo secondario è una complicanza molto frequente che colpisce la metà dei pazienti con insufficienza renale cronica.
Il progressivo declino della funzionalità renale porta a una alterazione del metabolismo di calcio ( Ca ), fosforo ( P ) e vitamina D.
Il conseguente sviluppo di ipocalcemia e iperfosfatemia conduce ad un incremento della sintesi di ormone paratiroideo ( PTH ) prodotto dalle ghiandole paratiroidi.

Questa complicanza costituisce un vero problema clinico. In Italia, i pazienti in dialisi sono circa 50 mila e almeno la metà di chi inizia un percorso di dialisi soffre di iperparatiroidismo secondario, condizione che progredisce con il passare del tempo in dialisi e spesso anche dopo il trapianto.
L’eccessiva produzione di paratormone è responsabile delle cosiddette calcificazioni metastatiche, il depositarsi di sali di calcio nelle arterie e nei tessuti molli, anche nei parenchimi nobili, come cuore e polmoni, con la conseguente compromissione della funzione di questi organi vitali. Inoltre, le calcificazioni vascolari aumentano la rigidità delle pareti dei vasi e, associate alle calcificazioni delle valvole cardiache, sono la principale causa dell’aumentata mortalità cardiovascolare di questi pazienti.

Nei pazienti con insufficienza renale, è necessario monitorare attentamente le situazioni in evoluzione e cercare di impedire che si raggiungano livelli di PTH troppo elevati, oltre i quali la condizione di ipersecrezione di PTH potrebbe diventare autonoma, non più controllabile e risolvibile unicamente con il ricorso all’intervento chirurgico di paratiroidectomia.
Da qui l’importanza di una tempestiva e adeguata gestione del metabolismo minerale.
Gli interventi farmacologici per l’iperparatiroidismo secondario mirano principalmente alla prevenzione delle sue conseguenze sull’apparato scheletrico e cardiovascolare.
I trattamenti in uso più prescritti sono di tre tipi: chelanti del fosforo, vitamina D e calciomimetici, spesso usati in associazione.
I chelanti del fosforo ne attenuano l’assorbimento intestinale; gli attivatori del recettore della vitamina D incrementano l’assorbimento del calcio e del fosforo e riducono la sintesi di PTH; i calciomimetici, agendo sul recettore sensibile al calcio, riducono i livelli di paratormone e anche i livelli di calcio e fosforo.

Nonostante le attuali opzioni terapeutiche, solo il 15-20% dei pazienti riesce a raggiungere contemporaneamente i livelli target di paratormone, calcio e fosforo.
Questo è indice di un evidente bisogno clinico non-soddisfatto.

In Italia, l'AIFA ha autorizzato Parsabiv, che lo ha inserito in Classe A, quella dedicata ai farmaci rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale ( SSN ), e soggetto a prescrizione medica riservata a specialisti in nefrologia e Centri dialisi individuati dalle Regioni.

Etelcalcetide è un peptide che agisce in modo diretto sul recettore del calcio, inibendo la secrezione e la produzione del paratormone da parte delle ghiandole paratiroidee.
Gli studi pubblicati sulla rivista JAMA ( Journal of American Medical Association ) hanno dimostrato che, come il precedente calciomimetico, Etecalcetide è più efficace della sola terapia standard con chelanti del fosforo e vitamina D.
Tuttavia, rispetto ai pazienti trattati con Cinacalcet, il calciomimetico attualmente in uso, nel gruppo trattato con il nuovo farmaco si è evidenziata una percentuale significativamente maggiore di pazienti il cui valore medio del paratormone si è ridotto del 30% o del 50% rispetto al valore basale, due endpoint che nello studio sono stati classificati come secondari ma che influenzano positivamente il metabolismo calcio-fosforo.

Uno dei limiti principali delle attuali terapie orali per l’iperparatiroidismo secondario è la scarsa aderenza.
Rispetto agli altri pazienti cronici, quelli con malattia renale assumono in media un numero superiore di terapie orali, con un numero di pillole che può raggiungere le due decine.
La lunga emivita di Etelcalcetide consente una frequenza di assunzione che può essere ridotta a 3 volte alla settimana, in coincidenza con le sedute dialitiche durante le quali la somministrazione per via endovenosa é particolarmente agevole e assume un particolare valore clinico perchè viene gestita direttamente dal personale medico-infermieristico.
La certezza che il farmaco venga assunto dai pazienti nei modi e nei tempi stabiliti assicura la massima aderenza al trattamento, determinando anche una efficacia costante nel tempo.

La prevenzione della patologia da eccesso di produzione di paratormone, nei pazienti con insufficienza renale cronica in dialisi, deve iniziare già dai primi stadi della malattia renale per impedirne la progressione e prevenirne le complicanze.
Particolarmente importanti sono le raccomandazioni dietetiche volte a garantire una alimentazione dal contenuto proteico limitato e il controllo dell’iperfosforemia. ( Xagena Medicina )

Fonte: Amgen, 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti: Nefrologia.net   http://www.nefrologia.net/



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