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Linfoma diffuso a grandi cellule B: tre nuovi test permettono di utilizzare l’approccio terapeutico potenzialmente più efficace, riducendo la tossicità



Presso lo IEO ( Istituto Europeo di Oncologia ) di Milano sono stati messi a punto tre nuovi test molecolari per il linfoma diffuso a grandi cellule B, che costituisce il 40% dei tumori del tessuto linfatico.
Questi test permettono di individuare per ciascun paziente l’aggressività del tumore al momento della diagnosi, permettono di personalizzare la terapia, migliorando fino al 50% la sopravvivenza ed evitando l’assunzione di farmaci inutili.
I risultati sono stati appena pubblicati su Annals of Oncology.

Nel caso dei linfomi l’analisi dell’espressione genica fornisce informazioni che cambiano la prognosi della malattia e permettono di utilizzare l’approccio terapeutico potenzialmente più efficace, riducendo per altro le tossicità non desiderate.

Utilizzando la tecnologia del profilo di espressione genica sulla piattaforma Nanostring, i ricercatori guidati da Stefano Pileri, ha realizzato tre pannelli di geni, selezionati ad hoc, per interrogare le cellule neoplastiche ed il microambiente non-tumorale, dal quale esse traggono spesso supporto.

Il primo comprende 20 geni che consentono di identificare la cellula di origine del processo tumorale e divide i pazienti in due gruppi di rischio.
Una distinzione importante perché si sa, anche da studi precedenti, che in un gruppo la risposta al protocollo immuno-chemioterapico standard è assai modesta, con una sopravvivenza a 5 anni del 25%, mentre nell’altro è decisamente più elevata: fino al 75% a 5 anni.

Il secondo e il terzo danno informazioni rispettivamente sul microambiente, che circonda il tumore, e su potenziali nuovi target terapeutici, concorrendo quindi a completare le informazioni del primo pannello e perfezionare la personalizzazione della cura.

Tramite l’impiego combinato dei tre pannelli è quindi possibile ipotizzare la riduzione ( descalation ) dei farmaci nei gruppi a minor rischio e riservare approcci più aggressivi e/o basati sull’integrazione con farmaci biologi, ai pazienti che hanno scarsa probabilità di rispondere alla immuno-chemioterapia standard.

Il primo è già stato approvato dalla FDA ( Food and Drug Admnistration ) negli Stati Uniti.

Accanto ai pannelli sopra indicati, il gruppo di ricerca di Stefano Pileri ha sviluppato due chip per sequenziamento di nuova generazione, che comprendono i 232 geni più frequentemente interessati da alterazioni nelle principali categorie di linfoma di derivazione dai linfociti B e T, rispettivamente.
La conoscenza di queste anomalie è importante per l’identificazione paziente per paziente di bersagli terapeutici ( terapia target ), utile sia per la somministrazione dei farmaci ad alto costo solo là dove esiste il razionale per la loro efficacia, che per il potenziale riposizionamento di farmaci già noti per la loro attività in altre malattie. ( Xagena Medicina )

Fonte: IEO - Milano, 2018

Xagena_Salute_2018


Per approfondimenti sui Tumori ematologici & Linfomi: Ematologia.net https://www.ematologia.net/



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