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Carcinoma del colon e del retto ed instabilità dei microsatelliti: efficacia di Pembrolizumab come trattamento di prima linea


Dallo studio di fase III KEYNOTE-177, l'inibitore del checkpoint immunitario, Pembrolizumab ( Keytruda ) ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ), rispetto alla chemioterapia, nei pazienti con tumore del colon-retto metastatico naive-al-trattamento, con instabilità dei microsatelliti.

Lo studio ha coinvolto pazienti con malattia avanzata ed elevata instabilità dei microsatelliti / deficit del mismatch repair ( MSI-H/dMMR ).
Circa il 5% dei pazienti con tumore colorettale, metastatico, presenta elevata instabilità dei microsatelliti.

I microsatelliti sono brevi sequenze ripetute del DNA presenti normalmente nel genoma umano. A seguito di specifiche mutazioni, i microsatelliti possono variare nel numero di ripetizioni rendendo in tal modo il DNA instabile.
L'instabilità dei microsatelliti è considerata un indicatore di un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del DNA.

Le neoplasie con instabilità dei microsatelliti sono associate a una ridotta sopravvivenza e a una minore risposta alla chemioterapia convenzionale.

Lo studio ha coinvolto 307 persone con carcinoma del colon-retto metastatico con MSI-H/dMMR.
I pazienti sono stati assegnati in modo random a ricevere Pembrolizumab in prima linea fino a due anni oppure uno tra sei diversi regimi chemioterapici standard a scelta dello sperimentatore.

La sopravvivenza libera da progressione con Pembrolizumab come farmaco di prima linea è risultata pari a 16.5 mesi versus 8.2 mesi con chemioterapia con o senza terapia mirata.
A due anni, il tasso di sopravvivenza libera da progressione è stato pari al 48% con Pembrolizumab contro il 19% con chemioterapia.
Inoltre, Pembrolizumab ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di mortalità del 40% rispetto allo standard di cura rappresentato dalla chemioterapia, con una migliore tollerabilità.

Anche la percentuale dei pazienti che hanno riportato una diminuzione delle dimensioni del tumore ( tasso di risposta obiettiva ) è risultato migliorato con Pembrolizumab, pari al 43.8% versus il 33.1% con chemioterapia.
L’11% dei pazienti trattati con Pembrolizumab ha mostrato risposta completa ( nessun tumore rilevabile ); nel 32.7% vi è stata una riduzione delle dimensioni del tumore ( risposta parziale ) e nel 30.9% la malattia si è mantenuta stabile.
In confronto, il 3.9%, il 29.2% e il 42.2% dei pazienti trattati con chemioterapia hanno evidenziato, rispettivamente, risposta completa, risposta parziale e malattia stabile.
La risposta con Pembrolizumab è risultata anche più duratura con l’83% dei pazienti con risposta maggiore di 2 anni contro il 35% dei pazienti che avevano ricevuto chemioterapia.

Nel 2019, in Italia, sono stati stimati oltre 49.000 nuovi casi di tumore del colon-retto ( 27.000 uomini e 22.000 donne ), e 481.000 cittadini vivono dopo la diagnosi.
In Italia, i pazienti candidabili al trattamento con Pembrolizumab sono circa 500.

Il carcinoma colorettale insorge, in oltre il 90% dei casi, a partire da lesioni precancerose che subiscono una trasformazione neoplastica maligna.
Gli stili di vita scorretti svolgono un ruolo molto importante nello sviluppo della patologia, in particolare sedentarietà, fumo di sigaretta, sovrappeso, obesità, consumo di farine e zuccheri raffinati, carni rosse ed insaccati e ridotta assunzione di fibre vegetali. ( Xagena Medicina )

Fonte: ASCO ( American Society of Clinical Oncology ) Virtual Meeting, 2020

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