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Cabozantinib compresse per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma renale avanzato a rischio intermediate o poor


L'AIFA ha approvato Cabometyx ( Cabozantinib compresse ) per il trattamento del carcinoma renale avanzato in adulti naïve-al-trattamento a rischio intermediate o poor.
Cabozantinib era già stato approvato per il trattamento del carcinoma renale avanzato negli adulti precedentemente trattati con terapia anti-VEGF.

Lo studio CABOSUN aveva raggiunto l’endpoint primario, dimostrando un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) rispetto a Sunitinib ( Sutent ) in pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato a rischio intermediate o poor secondo i criteri IMDC ( International Metastatic RCC Carcinoma Database Consortium ), determinati con valutazione dello sperimentatore.

Nel 2017, l’analisi della revisione in cieco di IRC ( Independent Radiology review Committee ) ha confermato i risultati dell’endpoint primario di efficacia, la sopravvivenza libera da progressione valutata dallo sperimentatore, nello studio randomizzato di fase II CABOSUN, con Cabozantinib versus Sunitinib, in pazienti non-trattati precedentemente con carcinoma a cellule renali ( RCC ) in fase avanzata a rischio intermediate o poor, secondo i criteri IMDC ( International Metastatic RenalCell Carcinoma Database Consortium ).
Sulla base dell’analisi dell’IRC, Cabozantinib ha dimostrato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa del tasso di progressione di malattia o morte, misurata mediante la sopravvivenza libera da progressione.
L’incidenza di eventi avversi ( di qualsiasi grado ) e l’incidenza di eventi avversi di grado 3 o 4 tra Cabozantinib e Sunitinib erano comparabili.

CABOSUN è uno studio randomizzato, in aperto, controllato verso principio attivo, di fase II,che ha arruolato 157 pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato, classificati a rischio intermediate o poor secondo i criteri IMDC.
I pazienti sono stati randomizzati in un rapporto 1:1 a ricevere Cabozantinib ( 60 mg una volta al giorno ) o Sunitinib ( 50 mg una volta al giorno, con schedula 4 settimane on/2 off ).
Endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione; endpoint secondari erano la sopravvivenza globale e il tasso di risposta obiettiva.
I pazienti eleggibili dovevano avere carcinoma renale a cellule chiare localmente avanzato o metastatico, performance status ECOG 0-2 e categoria dirischio intermediate o poor secondo i criteri IMDC.
Sono stati esclusi i pazienti sottoposti a un precedente trattamento sistemico per carcinoma a cellule renali.

Con un’incidenza che tende a crescere del 22% entro il 2020, il carcinoma a cellule renali potrebbe divenire uno dei tumori che aumentano più rapidamente nel mondo.
Le terapie target che includono gli inibitori delle tirosin-chinasi ( TKI ) del recettore VEGF ( VEGFR ), introdotte una decina di anni fa, hanno significativamente trasformato il panorama dei trattamenti per il tumore renale avanzato.

In Italia, il tumore del rene e delle vie urinarie si colloca al nono posto in termini di frequenza con circa 13.400 nuovi casi attesi nel 2018, dei quali 8.900 tra gli uomini ( 4% di tumori incidenti, esclusi gli epiteliomi cutanei ) e 4.500 tra le donne ( 2% ).
Il carcinoma renale a cellule chiare è il tipo più comune di cancro al rene tra gli adulti.
Se rilevato agli stadi iniziali, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è alto. Nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato o metastatico, tuttavia, il tasso di sopravvivenza a cinque anni si riduce al 12%.

La maggior parte dei carcinomi renali a cellule chiare presenta livelli più bassi rispetto al normale di una proteina denominata von Hippel-Lindau, che porta a elevare i livelli di MET, AXL e VEGF.
Queste proteine promuovono l’angiogenesi tumorale, cioè la crescita di nuovi vasi, la crescita del tumore, l’invasività e la metastasi.
MET e AXL possono fornire vie di fuga al tumore portando alla resistenza agli inibitori del VEGFR.

Cabozantinib è una piccola molecola somministrata per via orale che inibisce recettori come VEGFR, MET, AXL e RET.
In modelli preclinici, Cabozantinib ha mostrato di inibire l’attività di questi recettori, che sono coinvolti in processi cellulari normali e patologici, come l’angiogenesi tumorale, l’invasività, la metastasi e la resistenza ai farmaci. ( Xagena Medicina )

Fonte: Ipsen, 2019

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