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OncoGeriatria: Tumori dell’anziano


La popolazione italiana sta progressivamente invecchiando sia perché la durata della vita aumenta ( la speranza di vita alla nascita in media in Italia nel 2008 era di 78.7 anni per gli uomini e 84.0 per le donne ), sia perché il tasso di natalità si riduce ( nel 2008 si sono registrate 9.6 nascite ogni 1.000 abitanti ).
L’allungarsi della durata della vita fa sì che la popolazione anziana si vada sempre più differenziando, tanto da poter distinguere i giovani anziani ( vicini alla soglia dei 65 anni ) dai grandi anziani ( ultra 80enni ).
Nel 1980 i grandi anziani costituivano il 2.1% della popolazione italiana, percentuale che nel 2009 era già aumentata al 5.6%, con una netta prevalenza delle donne ( 7.2% degli ultra 80enni ) rispetto aglu uomini ( 3.9% ).

L’incidenza delle malattie neoplastiche aumenta con l’età. L’invecchiamento è un fattore determinante nello sviluppo del cancro. Con l’avanzare del tempo, infatti, si accumulano gli effetti dei fattori cancerogeni e viene meno la capacità di riparazione cellulare dell’organismo.
L’incidenza dei tumori infatti aumenta drasticamente con l’età a partire dai 55 anni, sebbene l’incremento con l’età sia evidente in entrambi i sessi , l’andamento è diverso tra i due sessi.

Secondo stime della International Agency for Research on Cancer ( IARC ), nel 2000, sono stati diagnosticati in Europa 1.198.370 nuovi casi di neoplasie negli over 65, pari al 52% di tutti i tumori maligni; 907.339 i soggetti anziani morti di cancro, pari al 59% di tutte le morti per tumore ( Studio EUROCARE 5 ).

In Italia la frequenza dei tumori supera il migliaio di casi ogni 100.000 persone, raggiungendo una frequenza di 1.5-3 casi ogni 100 persone ogni anno ( AIRTUM 2006-2009 ). È tra gli anziani ( 70+ anni ) che viene diagnosticato il maggior numero di neoplasie ( pari a oltre il 50% del totale dei tumori ).

La distribuzione dei principali tumori in questa fascia d’età condiziona anche la distribuzione di frequenza dei tumori nel totale delle età. Tra gli uomini la prostata è al primo posto ( 20% ), seguita dal polmone ( 17% ), dai tumori del colon-retto ( 14% ), della vescica ( 12% ) e dello stomaco ( 5% ); tra le donne è sempre la mammella il tumore più frequentemente diagnosticato ( 21% ), seguito dal colon-retto ( 17% ), dal polmone ( 7% ), dallo stomaco ( 6% ) e dal pancreas ( 6% ).
Tra gli ultraottantenni viene diagnosticato il 20% del totale dei tumori ( 17.9% ) fra gli uomini, e 23.5% fra le donne ) che in questa fascia d’età hanno una frequenza molto elevata,quantificabile in circa 2 casi ogni 100 donne e in 3-4 casi ogni 100 uomini ogni anno.
L’invecchiamento ha portato a un aumento del numero di diagnosi, nel 2009 di circa il 12% tra gli uomini e del 9% nelle donne da ascriversi solo a questo aspetto demografico.

Il 50% circa del totale dei tumori viene diagnosticato in individui con più di 70 anni. La distribuzione dei principali tumori in questa fascia d’età condiziona anche la distribuzione di frequenza. Per individui con più di 70 anni di età la prima causa di morte tra gli uomini è il polmone ( 27% ) a seguire colon-retto ( 10% ),prostata ( 8% ), fegato e stomaco ( 6% ); tra le donne la mammella ( 14% ), colon-retto ( 12% ) a seguire polmone ( 11% ), pancreas ( 8% ) e stomaco ( 6% ).
Il 35% ( oltre 918.000 soggetti ) di pazienti con un’età superiore a 75 anni convivono con una diagnosi di cancro.

La sopravvivenza a 5 anni è aumentata notevolmente sia per gli uomini ( 57% nel 2004-2007 contro il 39% del 1990-1992 ) che per le donne ( rispettivamente 63% vs 57% ).

A 1 anno dalla diagnosi nella fascia di età di confronto ( 55-69 anni ), si osserva, per tutti i tumori, una sopravvivenza superiore al 70% in entrambi i generi, anche se la sopravvivenza nelle donne è significativamente più elevata di quella degli uomini ( 85% vs 75% ); nella fascia d’età superiore ( 70-84 anni ) la sopravvivenza è ancora rilevante, perché scende di poco sotto al 70%, scompare inoltre la differenza fra i due generi ( 68% vs 67% ); nei grandi anziani ( 85+ ) la sopravvivenza si abbassa significativamente rispetto a quella degli anziani più giovani per scendere a livelli di poco inferiori al 50%: in questa fascia di età compare una differenza statisticamente significativa fra i due generi a favore del sesso maschile ( 50% vs 47% ).

A 5 anni dalla diagnosi nella fascia d’età 55-69, la sopravvivenza per tutti i tumori diagnosticati è pari al 68% nelle donne e al 56% negli uomini. Nella fascia d’età 70-84, i valori della sopravvivenza scendono lievemente al di sotto del 50% e la differenza fra i due generi si annulla; nei grandi anziani la sopravvivenza si abbassa significativamente rispetto agli anziani più giovani attestandosi intorno al 30%.

A 1 anno dalla diagnosi negli adulti di mezz’età si osservano, per quasi tutti i tipi di tumore considerati, valori di sopravvivenza superiori all’80%. Negli anziani più giovani ( 70-84 anni ) si riduce il numero di sedi per le quali si osservano risultati analoghi a quelli ottenuti nelle fasce di età più giovani. Per i grandi anziani, a 1 anno dalla diagnosi la prognosi si mantiene generalmente su valori superiori al 70%; solo per i tumori dello stomaco, del polmone, dell’ovaio e per i linfomi non Hodgkin si rilevano valori inferiori al 50%.

A 5 anni dalla diagnosi nella fascia di età di confronto ( 55-69 anni ), la maggior parte dei tumori mostra valori di sopravvivenza superiori al 70%, mentre hanno sopravvivenza inferiore al 50% i tumori dello stomaco, del polmone e dell’ovaio. Nella fascia d’età 70-84 anni, solo per cinque tumori si riscontrano valori di sopravvivenza superiori al 70%; rimangono inferiori al 50%, come per la classe di confronto, i tumori dello stomaco, del polmone e dell’ovaio, mentre si aggiungono a questo gruppo, per le donne, i tumori della cervice uterina e i linfomi non-Hodgkin. I grandi anziani presentano, a 5 anni dalla diagnosi, sopravvivenze molto più basse. Solo per i melanomi e i tumori della mammella e della prostata viene rilevata una percentuale di sopravvivenza superiore al 50%. I tumori dello stomaco, del polmone, della cervice uterina, dell’ovaio, del rene e i linfomi non-Hodgkin hanno tutti sopravvivenza inferiore al 30% dopo 5 anni dalla diagnosi.

I pazienti oncologici anziani italiani presentano discreti risultati di sopravvivenza se comparati con la classe d’età degli adulti di mezz’età. Tuttavia, appare subito evidente che a 1 e 5 anni dalla diagnosi, considerando tutte le sedi tumorali, queste sopravvivenze sono sempre inferiori in entrambi i generi nelle due classi d’età anziane rispetto a quella degli adulti di mezza età. Questo dato è già stato osservato in precedenti studi di popolazione condotti sia in Italia sia in Europa; tuttavia, gli stessi risultati non si riscontrano negli Stati Uniti, dove gli anziani non hanno uno svantaggio prognostico tanto marcato. Considerando la sopravvivenza per genere si è osservato che, già a partire dai 70 anni, per l’insieme di tutti i tumori, le differenze scompaiono completamente e, a 1 anno dalla diagnosi, nei grandi anziani si osserva la tendenza all’inversione del rapporto.

Oltre alle differenze già riportate, una caratteristica rilevante della sopravvivenza negli anziani è rappresentata dagli anni di follow-up. Lo svantaggio per i pazienti anziani è molto alto a 1 anno dalla diagnosi, mentre si riduce al quinto anno; i determinanti più importanti potrebbero essere uno stadio più avanzato alla diagnosi e la morte degli anziani più fragili dovute a complicanze a seguito del primo trattamento.

Per quanto riguarda il rischio di morte ad un anno dalla diagnosi, per entrambi i sessi, il rischio di morte dei pazienti anziani, rispetto alla fascia di età 55-64, è sempre maggiore nell’anno successivo alla diagnosi.
Superato l’anno, un paziente anziano, specialmente maschio, può avere una prognosi molto simile a un soggetto di mezza età.
Ne deriva l’importanza di una diagnosi precoce e un’attenzione particolare alla definizione di un piano terapeutico che tenga in considerazione l’eventuale presenza di variabili età correlate quali: comorbilità, sindromi geriatriche, vulnerabilità o fragilità.
La tendenza, al contrario, per questa fascia di popolazione, continua ad essere quella di una diagnosi tardiva.

La sopravvivenza dei pazienti anziani con tumore presenta alcune criticità in Italia. Nelle donne di età pari o superiore ai 75 anni la sopravvivenza a 5 anni per tutti i tumori è inferiore alla media europea sia per soggetti della stessa età, sia per soggetti di età inferiore ai 75 anni. Negli uomini, la situazione è analoga ma il limite di età è spostato a 64 anni.

Rispetto alla media europea, i pazienti giovani hanno una prognosi migliore, mentre gli anziani presentano valori di sopravvivenza decisamente peggiori.
Le possibili cause sono molteplici: ritardo diagnostico, minor accesso a terapie più efficaci, minor accesso agli studi clinici.
I pazienti che potrebbero beneficiare di trattamenti standard sembrerebbero non essere sempre trattati secondo il loro reale stato psicofisico, ma sulla base dell’età cronologica; al contrario, quelli ai quali sarebbe importante garantire una migliore qualità di vita vengono probabilmente sottoposti a un’eccessiva pressione diagnostica e di trattamento.
È dunque sempre più evidente l’importanza di una valutazione multidimensionale di questi pazienti, che tenga conto delle comorbilità presenti, dello stato funzionale nonché delle caratteristiche psicologiche e di supporto sociale che caratterizzano il malato anziano e da cui non si può prescindere nella programmazione di un piano integrato di intervento.

Fonte: Lineeguida AIOM sui Tumori dell’anziano

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