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Evolocumab riduce i livelli di colesterolo LDL ma anche gli eventi cardiovascolari maggiori come infarto miocardico, ictus e rivascolarizzazione coronarica


Evolocumab ( Repatha ) è un inibitore di PCSK9 ( proproteina convertasi subtilisina / kexina di tipo 9 ) che trova indicazione nei pazienti adulti con colesterolemia familiare o forme di colesterolemia grave resistenti alla terapia ottimizzata con statine.

Evolocumab. un anticorpo monoclonale interamente umano, ha dimostrato di ridurre i livelli del colesterolo LDL fino al 75%, ma anche di far regredire la placca aterosclerotica.

In Italia sono 260.000 le persone con ipercolesterolemia familiare e 2.5 milioni le persone tra i 35 e i 74 anni con grave ipercolesterolemia.
I primi sono candidabili a una terapia con Evolocumab ( da una a tre iniezioni sottocute ogni due settimane o una volta al mese, in base alla gravità ); dei secondi, il 60% risponde in modo efficace a una terapia con statine, ma solo il 20% è adeguatamente trattato e riesce a scendere al di sotto dei valori LDL di rischio.

La Società Europea di Cardiologia ( ESC; European Society of Cardiology ) stabilisce che chi non ha fattori di rischio o ha fattori di rischio moderati deve avere livelli di colesterolo LDL al di sotto di 115 mg/dl; chi ha fattori di rischio o ha già avuto un evento cardiovascolare deve mantenere i livelli di colesterolo al di sotto di 100 mg/dl; in caso di rischio molto alto i livelli devono essere mantenuti al di sotto di 70 mg/dl.

Lo studio FOURIER ( Further cardiovascular outcomes research with pcsk9 inhibition in subjects with elevated risk ), i cui risultati sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine ( NEJM ) e presentati in occasione del 66° Annual Meeting dell’American College of Cardiology ( ACC ), ha dimostrato che Evolocumab riduce gli eventi cardiovascolari maggiori come infarto miocardico, ictus e rivascolarizzazione coronarica.
Lo studio clinico è stato effettuato su 27.564 pazienti.

Evolocumab è in grado di inibire PCSK9, una proteina che riduce la capacità del fegato di eliminare il colesterolo LDL.

Lo studio fase III FOURIER, multinazionale, randomizzato e in doppio cieco, ha verificato la capacità di Evolocumab, rispetto al placebo, di ridurre gli eventi cardiovascolari.
Sia Evolocumab sia il placebo sono stati somministrati in aggiunta a una terapia statinica ottimizzata.
L’endpoint primario era il tempo alla morte cardiovascolare, infarto del miocardio, ictus, ospedalizzazione per angina instabile o rivascolarizzazione coronarica, mentre l’endpoint secondario principale era il tempo alla morte cardiovascolare, infarto miocardico o ictus.
Erano eleggibili i pazienti con elevati livelli di colesterolo e malattia cardiovascolare aterosclerotica clinicamente evidente selezionati in più di 1.200 Centri in tutto il mondo. Tali pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere il farmaco per via sottocutanea al dosaggio di 140 mg ogni due settimane o di 420 mg una volta al mese, in aggiunta a una dose ottimizzata di statina, oppure a una iniezione sottocutanea di placebo ogni due settimane o una volta al mese associata a una dose ottimizzata di statina.
La terapia statinica ottimizzata è stata definita come una dose giornaliera di Atorvastatina 20 mg o equivalente, o se raccomandata Atorvastatina 40 mg o equivalente.
Lo studio è stato condotto fino a raggiungimento dell’endpoint secondario principale da parte di almeno 1.630 pazienti.

Complessivamente l’aggiunta di Evolocumab alla terapia con statine ha ridotto del 20% il primo infarto miocardico, ictus e morte cardiovascolare. Il beneficio è iniziato dopo 6 mesi di trattamento e ha continuato ad accumularsi lungo il corso di 2.2 anni.

L’ampiezza della riduzione del rischio sull’endpoint composito secondario è cresciuta nel tempo passando dal 16% del primo anno al 25% nel periodo successivo. Lo studio ha, inoltre, dimostrato una riduzione statisticamente significativa del 15% dell’endpoint primario composito, che includeva ospedalizzazione per angina instabile, rivascolarizzazione coronarica, infarto miocardico, ictus o morte cardiovascolare.

I pazienti in trattamento con Evolocumab hanno ottenuto una riduzione del rischio di infarto miocardico del 27%, di ictus del 21% e di rivascolarizzazione coronarica del 22%.

Questa è la prima volta che uno studio, dedicato agli esiti, dimostra che la riduzione del colesterolo LDL attraverso l’inibizione di PCSK9 risulta in un beneficio cardiovascolare clinicamente significativo.
Questi benefici sono stati possibili portando il colesterolo LDL fino a una mediana di 30 mg/dL, molto al di sotto degli attuali target, e più i pazienti rimanevano in trattamento maggiore era la riduzione del rischio.
Tali risultati supportano la necessità di una riduzione del colesterolo LDL molto consistente e a lungo termine nei pazienti con malattia cardiovascolare.

Evolocumab, infatti, aggiunto alla terapia statinica ha ridotto il colesterolo LDL da una mediana di 92 a 30 mg/dL, una riduzione del 59% alla settimana 48 che è stata mantenuta per tutta la durata dello studio.
Alla settimana 48, il colesterolo LDL è stato ridotto ad almeno 25 mg/dL nel 42% dei pazienti trattati con Evolocumab rispetto a una percentuale inferiore allo 0.1% nel gruppo trattato con placebo.
Inoltre il trattamento ha avuto effetti positivi anche sugli altri parametri lipidici. ( Xagena Medicina )

Fonte: Amgen, 2017

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